Il Gatto da Biblioteca è la rubrica dedicata alle storie di gatti. Storie vere, inventate, romanzi.

E’ con grande piacere, che, grazie alla gentile concessione dell’autrice Beatrice Nefertiti, inauguriamo la nostra rubrica con il bellissimo racconto “La Gatteria di Piazza delle Erbe”, tratto dall’opera omonima.

La Gatteria di Piazza delle Erbe è  un racconto dolce ed ironico, in cui sono narrate le avventure di due comunità di gatti, di varia indole e lignaggio, uniti nella ricerca, della misteriosa scomparsa della gattina Topazia. Una storia piena di amore per il mondo felino, un mondo che tutt’ora viene trattato con disprezzo da  chi non lo vuole conoscere. Buona lettura!


La gatteria di Piazza delle Erbe

Conoscete l’Iper–Mega–Super Centro Commerciale “Al Lusso Sfrenato”? Narra la leggenda che un tempo, al suo posto, ci fosse una piazza circondata da alberi di tiglio, e che su un lato di questa si trovasse un mercatino di  frutta e verdura: per questo motivo, veniva chiamata “Piazza delle Erbe”. Su un altro lato, vicino al tetro e grigio palazzo di pietra della Prefettura, c’era un giardino chiuso agli umani, e popolato da una numerosa colonia di gatti randagi, che vi trovavano un rifugio sicuro. La piazza era abitata anche da un gruppo di gatti con una famiglia di riferimento, ma felici di ritrovarsi all’ombra dei tigli, oppure, la notte, tra i banchi vuoti del mercato deserto.

Rubrica: Gatto da Biblioteca

Questi sono i personaggi e gli interpreti della nostra storia:

KAMINSKI
Gatto nero, maschio, magro, nervoso, giovane, sui due anni. Irrequieto, chiacchierone, intorta tutti per fare una partita a carte, ma perde regolarmente. Se si tratta di fare a botte, scappa, e se raggiunto, le prende.

LEBOWSKI
Grosso gatto rosso, maschio. Vive di espedienti. È pigro, ama il bowling, e gli piace molto pisciare sui tappeti. Sembra pacioccone e indifeso, ma è un combattente temibile. Non cerca la rissa, ma se viene seriamente provocato si trasforma in una belva. Poi beve un latte con crema al whisky.

POLONIO
Placido gattone bianco e nero, maschio, di età avanzata. Ama leggere gli scrittori russi dell’Ottocento. È decisamente sovrappeso, fa poco movimento, di solito non si sposta dal suo davanzale. Discreto e riservato, non si intromette negli affari altrui, ma regala volentieri un consiglio e un suggerimento, se richiesti.

GREGORIO (detto Grisha)
Gatto russo, enorme, temibile, nero, con ciuffi di pelo rosso. Grosso il doppio di un gatto normale, aggredisce anche i cani. Vorrebbe diventare un capo mafia, ma gli altri non lo prendono sul serio perché soffre di eccessiva debolezza nei confronti dell’albana dolce. Se ci si aggiunge una fetta di ciambella, Gregorio sa citare versi di Majakovskij e interi brani del Dottor Zivago (canta anche “Il tema di Lara”).

LAGARDERE
Il Cavaliere di Lagardère è un giovane gatto bianco e nero, di umili origini. Ama dire di sé che non è stato un gattino abbandonato, ma TROVATO: da Lebowski e Polonio, che hanno cercato di insegnare a lui e a Kaminski i fondamenti dell’onore felino e le arti del combattimento. Il Cavaliere è sempre stato il più promettente tra i due, ed è diventato un formidabile spadaccino, pronto a difendere i più deboli dalle prepotenze dei cani e degli umani.

BEAUREGARD
Il principe di Beauregard è uno splendido siamese strabico, che i padroni hanno fatto castrare perché non schizzasse in giro per la casa. Così ha preso l’abitudine di schizzare nelle case dei vicini, e piscia sui tappeti ancora meglio di Lebowski. Grande artista del vivere a scrocco, riesce a far innamorare di sé tutte le femmine, umane e feline. Ha una ciotola in ogni casa e un cuore spezzato che lo attende ad ogni angolo del quartiere.

BEATRICE (detta Bea)
Deliziosa gattina bianca e grigia, profuga dalle coste albanesi: uno scafista l’ha portata in Italia su un salvagente insieme con altri venticinque micini. A lei era toccata la parte col buco. Partita da Durazzo, Albania, e sbarcata in via Bianco da Durazzo, Villa Selva, Forlì, capita in un centro profughi dove è la più piccola tra cinque gatti, e le danno da mangiare solo maccheroni sconditi. Un giorno viene adottata da una coppia di umani che si innamorano follemente di lei e la trattano da autentica principessa di sangue reale. E fanno bene, perché Bea in realtà è la principessa Beatrice di Ungheria, con un albero genealogico lungo da qui alla Patagonia: è stata rapita dai pirati albanesi per chiedere un riscatto che gli avari parenti non hanno voluto pagare, quindi è stata venduta agli scafisti per la vivisezione. Per fortuna è riuscita a fuggire, pur con fortunose vicende, tra cui un femore rotto, che si è poi saldato da solo lasciandole un’andatura un po’ ancheggiante e molto, ma molto sexy. Ha splendidi occhi verdi e il petto e i piedini candidi e morbidissimi, e diventa famosa nel vicinato con lo pseudonimo di “Quattro Calzini”. Bravissima a fare il caso umano, riesce a convincere tutti di essere un gattino abbandonato in cerca di una casa. Intreccia un’affettuosa relazione con Beauregard, che le insegna i trucchi e le astuzie della vita di strada.

BETSABEA
Gattina a pelo lungo, profuga dal Kurdistan. Ha viaggiato fino all’Italia dentro a una cassa di mitragliatrici difettose, da restituire alla fabbrica produttrice. I primi tempi indossava il chador, ma la cosa suscitava troppo clamore nella colonia felina di Piazza delle Erbe, così adesso passeggia con la sola pelliccetta grigia, di rara morbidezza. È stata adottata da un’anziana signora che gestisce un negozio d’abbigliamento ormai in via di estinzione, di quelli che l’Oviesse ha destinato allo sterminio senza pietà. La signora ha adottato, oltre a Betsabea, una vasta colonia di felini di varia indole e lignaggio.

LUCREZIA
Nera come il demonio, sinuosa, inquietante, occhi verdi. È una pantera, si aggira solo di notte, e col suo rauco miagolio fa impazzire tutti i gatti maschi della piazza. Gatta fatale, civetta con tutti e se li rigira sulla punta dell’artiglio. Viene spesso omaggiata con lucertole, ragni, topi e uccellini ancora vivi, che finge di rifiutare sdegnosamente, però quando nessuno vede se li mangia: è troppo pigra per cacciare.

AGATA
Gattona tigrata, dal folto pelo compatto e dai grandi occhi ambrati. Non è più giovane, si è tolta le sue voglie quando era il momento, e adesso si prende cura delle giovani leve. Sempre pronta a dare consigli, insegnamenti e aiuto materiale, è facile vederla con le covate che le giovani madri le affidano quando vanno a caccia. È bravissima coi cuccioli, e impartisce loro un’ottima educazione.

TOPAZIA
Micina di pochi mesi, abbandonata e subito adottata dalla colonia felina di Piazza delle Erbe. È tutta dorata, pelo e occhi: tanto oro che fa luce! La dura e frivola Lucrezia è rimasta colpita dalla sua bellezza aliena, e si prende cura di lei con una sollecitudine inaspettata.

CASSANDRA
La gatta indovina. Col suo mazzo di tarocchi, predice l’avvenire ai gatti della colonia felina e a quelli di passaggio. Purtroppo nelle sue carte legge solo brutte notizie, e gli altri si rifiutano di crederle. Poi le disgrazie predette puntualmente si avverano, e tutti dicono che è colpa sua. Per questo è sempre di cattivo umore, ed è bene non avvicinarsi, specialmente quando Kaminski le ha appena chiesto di fare una mano di poker.

SCIPIONE
Ex professore di greco e latino, ora in pensione, anzi, in congedo, come dice lui. Si lamenta sempre dei suoi scarsi redditi, e la sua frase preferita è “Qui non c’è trippa per gatti!”.  Per arrotondare le magre entrate, fa da interprete a Gregorio, convinto che il greco e il russo siano la stessa cosa. È diventato miope a forza di traduzioni, e trova molta difficoltà a riconoscere i rifiuti commestibili. Per fortuna il Cavaliere di Lagardère gli da una mano (anzi, una zampa) a distinguere fra le teste di pesce e gli ortaggi andati a male. Il professor Scipione aiuta Agata nell’educazione dei piccoli, quando è ora di metterli a letto recita Virgilio e i gattini si addormentano in un attimo.

IL CONTE VRONSKJI
Assolutamente temibile: gatto abissino, guercio da un occhio, perso in battaglia contro un branco di dobermann. È il capo indiscusso della colonia randagia che alberga nei Giardini della Prefettura. Nessun gatto di Piazza delle Erbe può avvicinarsi al suo territorio, escluso il Cavaliere di Lagardère, di cui apprezza le qualità di spadaccino e l’alto senso dell’onore. E, come tutti, è perdutamente innamorato di Lucrezia.
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